Visualizzazioni totali

giovedì 17 marzo 2011

Mazzano Romano. 150 anni dopo l'Unità d'Italia

Chissà che cosa succedeva a Mazzano nel 1861, chissà se in questo piccolo paese sperduto nella campagna romana, lontano dalle vie di comunicazione, avranno saputo qualcosa della grande storia che si stava scrivendo. Qualcosa mi dice che no, i mazzanesi non hanno nemmeno saputo delle grandi lotte svoltesi nel periodo caldo del Risorgimento e men che meno della grande opera di unificazione che si stava svolgendo.
Forse qualche venticello avrà aleggiato, qualche voce sarà riecheggiata, portata da un pellegrino di passaggio o da un carrettiere di ritorno dalla città, sulle eroiche gesta di Garibaldi, rimbalzata qua a là nelle cantinate dei poveri contadini,  magari trasformata in qualche rozza ed approssimativa ottava, ma di certo per i nostri antenati,  la vita grama e dura era, e tale sarebbe rimasta ancora per molti anni: tanta terra aveva il Principe (circa l'80%) poca ne aveva il Comune (circa il 10%), poca la parrocchia e pochissima un ristretto numero di benestanti (e chissà quanto prepotenti!)
Ho conosciuto le mie nonne: nonna Santina era nata nel 1872 (quando moriva Mazzini) e nonna 'Ngilina  nel 1882 (quando moriva Garibaldi) ma non ho mai ascoltato dalla loro voce qualche racconto riconducibile al periodo della formazione dello Stato Unitario e gli unici racconti che ho ascoltato sono sempre stati a tema unico, la fame, la fatica, il duro lavoro quotidiano per sopravvivere, temi che si riaffacciavano un po' anche nelle pastocchie che pure, in qualche modo, raccontavano un possibile mondo diverso.
Eppure è difficile negare che un'altra Italia nasceva allora, un'Italia unita e libera dalle occupazioni straniere di turno, una nazione moderna e più giusta, che si poneva tra i propri obiettivi la cura dei grandi problemi delle disegueguaglianze sociali, culturali ed economiche guardando, come si deve, molto molto lontano.

Nessun commento:

Posta un commento